Perche' e' importante l'esercizio fisico


L’ECCELLENZA medica italiana riceve un premio a Berlino. Il campo è quello degli studi sulla sclerosi multipla, e il riconoscimento va a una scienziata italiana di Sassari, Franca Deriu, città nella quale la ricerca sulla malattia neurodegenerativa ha una tradizione importante dagli anni Ottanta. Fu infatti il professor Giulio Rosati, per anni direttore regionale del Centro sclerosi multipla e membro dell’American Neurological Association a evidenziare che la Sardegna era un’area ad alto rischio, poiché presentava a livello mondiale la percentuale maggiore di malati di sclerosi. Il premio, assegnato nell’ambito del Congresso Annuale ECTRIMS, è del valore complessivo di 30mila euro di finanziamento .


Il premio “Grant for Multiple Sclerosis Innovation” (GMSI) è stato lanciato dalla Merck nell’ottobre del 2012 per incentivare la conoscenza della sclerosi multipla e si rivolge soprattutto a studi per migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia. Secondo i dati Aism, infatti, il numero dei malati è in continua crescita e oggi in Italia ci sono circa 114mila uomini e donne che devono convivere ogni giorno con i sintomi di disabilità progressiva e le difficoltà legate ai servizi sanitari e assistenziali. Sono più di 3.400 i nuovi casi che si registrano in un anno. La diagnosi arriva la maggior parte delle volte tra i 20 e i 40 anni di età. Le persone che la ricevono devono fare i conti non solo con una malattia cronica e degenerativa ma anche con la carenza di personale dedicato, difficoltà economiche e lavorative.


• LO STUDIO SULL'ATTIVITA' MOTORIA

Lo studio del gruppo di Deriu (“The effects of eccentric strength training on limb spasticity and muscle weakness in people with MS: a pilot study”) indaga se un determinato tipo di esercizio, conosciuto come “eccentric strength training”, è in grado di migliorare l’attività motoria dei pazienti con sclerosi multipla, riducendone la spasticità e aumentandone la forza muscolare. È la scienziata sassarese a descrivere la sua ricerca: “Nell’ambito di una serie di studi sulla debolezza muscolare finanziati dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla – FISM , abbiamo preliminarmente osservato in alcuni pazienti che oltre alla debolezza presentavano anche spasticità, una marcata riduzione dell’ipertonia spastica a seguito di una serie di contrazioni muscolari durante le quali il muscolo veniva allungato mentre si contraeva sotto carico (contrazione eccentrica)”.


“Queste osservazioni ci hanno ispirato ad indagare l’effetto dell’allenamento eccentrico sulla spasticità e sulla debolezza muscolare nelle persone con Sclerosi Multipla – continua Deriu - La spasticità, che colpisce il 60-90 % di queste persone, è associata a debolezza, dolore e spasmi che impattano negativamente sulle attività quotidiane e sulla qualità di vita. Oltre alle terapie farmacologiche, che hanno numerosi effetti collaterali, sono disponibili diversi tipi di approcci non-farmacologici alla spasticità, per i quali ad oggi non esiste una chiara evidenza di efficacia. In questo contesto si inserisce la nostra ricerca, che si propone di poter dare al clinico e al riabilitatore uno strumento di lavoro in più nell’approccio a spasticità e debolezza muscolare.


• FISIOTERAPIA E SCIENZE MOTORIE

“Il primo obiettivo dello studio, che vede l’importante collaborazione con il fisioterapista e scienziato motorio Andrea Manca, sarà quello di sviluppare una metodica di misurazione della spasticità che sia oggettiva e affidabile. Oggi la valutazione della spasticità viene comunemente effettuata con strumenti clinici soggettivi, con tutte le problematiche delle valutazioni qualitative che ne conseguono. Nello studio ci proponiamo di misurare strumentalmente la resistenza opposta dall’arto spastico al movimento passivo, che esprime il grado di spasticità”, spiega ancora la professoressa.


“Il secondo passo sarà quello di comparare gli effetti dell’allenamento eccentrico sulla spasticità (valutata sia strumentalmente sia con le comuni scale cliniche) e sulla debolezza muscolare, con quelli ottenuti mediante le metodiche riabilitative convenzionalmente utilizzate. La nostra ipotesi è che l’allenamento eccentrico abbia non solo il ben noto effetto di aumentare la forza muscolare, ma anche di agire sulle retrazioni capsulo-muscolo-tendinee, rimodellando la struttura alterata dei tessuti molli che costringe l’arto spastico in posizioni anomale e scarsamente funzionali. L’altro aspetto interessante è che questo tipo di contrazione ha un ridotto costo energetico, il che è cruciale nelle persone con sclerosi multipla, in cui la fatica è uno dei sintomi più frequenti e invalidanti”.


Deriu si è laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Neurologia all’Università di Sassari. Dopo il dottorato di ricerca in Neuroscienze a Torino, dove ha iniziato l’attività di ricerca, Deriu è tornata a Sassari, nella Sezione di Fisiologia Umana del Dipartimento di Scienze Biomediche dove è diventata professore associato in Fisiologia.


• GLI STUDI IN GRAN BRETAGNA

“Particolarmente importante per la mia formazione e la mia attività di ricerca – dice Deriu - è stato il lungo periodo trascorso presso il Sobell Department of Motor Neuroscience and Movement Disorders, Institute of Neurology, University College London, diretto dal Prof John Rothwell, con cui collaboro tutt’ora. Altra collaborazione preziosa per i nostri studi in ambito neuroriabilitativo e di fisiologia muscolare è quella che il mio gruppo ha da lungo tempo con il Prof. Zeevi Dvir, della Tel Aviv University”.


A proposito delle eccellenze dell’ateneo sassarese, la scienziata osserva: “Attualmente presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari, oltre al mio gruppo, lavorano diversi ricercatori che indagano le relazioni tra Sclerosi Multipla, fattori genetici e fattori ambientali, con risultati pubblicati e riconosciuti a livello internazionale”.


• I PAZIENTI

E come sottolinea l’Aism, i pazienti che spesso si sentono abbandonati nelle loro difficoltà quotidiane hanno reagito con grande entusiasmo alla prospettiva di partecipare allo studio di Deriu. “Nel mio laboratorio conduciamo diversi studi nei quali vengono arruolati soggetti con differenti problematiche – riferisce la professoressa - È sempre nostra cura informare i pazienti dei risultati degli studi a cui hanno partecipato, il che li rende consapevoli del ruolo da protagonisti che essi stessi hanno nell’avanzamento di una ricerca che li riguarda da vicino, che riguarda il loro futuro”.


“I nostri studi durano mesi, il che permette al paziente di stabilire un rapporto umano continuativo col gruppo di ricerca. Nella pratica, oltre a stare meglio clinicamente, il paziente si sente coinvolto, seguito, ascoltato e spesso chiede di continuare anche dopo la fine del progetto. Un altro aspetto di rilievo è che oggi sono i pazienti stessi a cercarci, a voler far parte agli studi, avendo sentito del nostro lavoro da coloro che vi hanno partecipato”.